In questo articolo partirò dal presupposto che considero il Powerlifitng lo sport di incremento della forza massimale per eccellenza.
Neppure le alzate del Weightlifting o dello Strongman permettono di raggiungere livelli di tonnellaggio complessivo in allenamento e in competizione.
Ci tengo come sempre a sottolineare che questa è una considerazione fatta sulla base di quello che possiamo trovare nelle varie discipline di forza,conscio del fatto che bisogna prima paragonare il livello degli atleti di riferimento di cui si parla e la rispettiva categoria di peso.
E’ inutile comparare il livello di un principiante di Powerlifting e di una’atleta olimpico di sollevamento pesi,altrimenti si corre il rischio di paragonare una pietra grezza con un diamante lavorato.
Dopo questa veloce premessa, volevo dare un mio personalissimo contributo legato all’allenamento della mobilità articolare nel Powerlifting.
Per chi non gli avesse ancora letti,vi rimando qui ai miei articolari precedenti dove descrivo ampiamente questa capacità condizionale.
La Mobilità Articolare e L’Allungamento Muscolare – PRIMA PARTE
Questo credo sia un argomento delicato e spesso bistrattato o poco amato dai più.
Esistono una grande platea di allenatori e Personal trainer che hanno pensieri contrastanti tra loro che riguardano l’allenamento più idoneo per sviluppare mobilità articolare nei loro allievi,ciò credo dipende in larga misura dal retaggio sportivo che ognuno di noi porta con sè.
Dopotutto c’è chi è entrato da subito nel mondo dell’allenamento della forza, e chi come me invece si è inserito dopo anni di sport completamente diversi per caratteristiche e capacità condizionali da allenare.
Dopo innumerevoli anni di pratica sportiva,spaziando dalle arti marziali all’atletica leggera per finire poi agli sport di forza in senso stretto(Powerlifting,Bodybuilding,Strongman),mi ritrovo a pensare ad alcuni aspetti che credo siano dei punti chiave imprescindibili quando stiliamo un programma di allenamento finalizzato alla massima performance in questa disciplina.
Le domande che spesso mi pongo durante una seduta di allenamento con persone che vedo per la prima volta,non riguardano solo lo schema motorio in senso stretto,ma anche il bagaglio sportivo precedente.
Non è raro trovare persone con un passato di giocatori di calcio,pallavolisti o artisti marziali con alcune caratteristiche profondamente singolari tra loro, sia per capacità di attivazione muscolare ,sia per impostazione fisica nei loro trascorsi nella preparazione atletica.
Dalla mia precedente esperienza con sport che richiedevano un’alto grado di mobilità articolare,posso dire di aver provato su me stesso sia dei vantaggi,che degli svantaggi quando iniziai a svolgere i principali movimenti multiarticolari con il bilanciere.
Gli svantaggi credo siano da vedersi, perchè in primis lavorare costantemente sulla mobilita’ articolare richiede di investire tempo ed energie considerevoli,specie se non si nasce con un corpo particolarmente predisposto all’aumento della flessibilità.
In secondo piano perchè strutture eccessivamente mobili possono portare ad una instabilità non del tutto ricercata in queste discipline,specie se parliamo di alzate in cui il carico grave pesantemente sul rachide lombare.
Con questo cosa voglio indicare?
Che non bisogna lavorare sulle restrizioni muscolari?
Che fare mobilità articolare porta a più svantaggi che vantaggi?
ASSOLUTAMENTO NO!!!
Dobbiamo essere consci del fatto che queste limitazioni o restrizioni siano effettivamente causa di una minor performance qualitativa del gesto tecnico che effettuiamo.
Non dobbiamo però pensare di diventare dei ginnasti o dei ballerini,quel tipo di mobilità è insensata da raggiungere e non trova fondamento in una prestazione basata sulla stabilità e tenuta delle articolazioni sotto carico.
E’ importante lavorare sulla mobilità articolare quando si presentano risposte affermative ad una delle seguenti domande:
1)SONO PRESENTI ASIMETTRIE SIGNIFICATIVE NELL’ATLETA?
2)SONO PRESENTI RESTRIZIONI MUSCOLARI RAGGUARDEVOLI?
3)CI SONO DISTRETTI MUSCOLARI ECCESSIVAMENTE RIGIDI DA DETENSIONARE A LIVELLO MIOFASCIALE?
4)IL SOGGETTO PERCEPISCE E RIESCE A GENERARE LA GIUSTA FORZA IN UN RANGE DI MOVIMENTO LIMITE?
Se la risposta è affermativa a più di qualche domanda dovremmo valutare il tipo di esercizi adatti al miglioramento di queste situazioni tramite tempi,volumi e frequenze di lavoro adatti a far fronte al tipo di problematica.
Tempo fa scrissi alcuni articoli per analizzare delle routine adatte a migliorare alcune posizioni tipiche della ginnastica artistica e non solo.
Per esempio migliorare la mobilità per effettuare anche solo le propedeutiche del ponte o della spaccata sagittale o frontale può essere un valido strumento per inserire qualche movimento preparatorio alla panca piana,squat o stacco da terra.
Anche l’utilizzo del foam roller è consigliatissimo e credetemi che se usato con una certa costanza,può permettervi di alleggerire e non poco il carico di lavoro.
Qui sotto vi rimando ad alcuni articoli che trovate sul blog:
CONCLUSIONI
Nel prossimo articolo cercherò di creare delle piccole routine adatte a migliorare le vostre lift senza effettuare allenamenti eccessivamente lunghi o provanti.
In particolare vedremo come effettuare un riscaldamento adatto per lo SQUAT,la PANCA PIANA e lo STACCO DA TERRA,individuandone i punti salienti e le migliori strategie.
bell’articolo, ..sarebbe utile inserire un elenco “standard” (..lo so è una bestemmia!!) di esercizi con foam roller come esempio.
grazie
Ciao Salvatore,in realtà avevo messo degli esercizi esemplificativi nell’articolo aderenze miofasciali. Ti invito a leggerlo se hai l’occasione e se ti fa piacere. Grazie mille del feedback nel frattempo.