Oggi il tennis è uno sport che attrae milioni di persone e che ha tantissimi giocatori e praticanti in tutto il mondo.
È composto da numerose variabili sia a livello fisico, che tecnico-tattico e non per ultimo psicologico.
Il tennis è definito come uno sport di “situazione” (Open skills), in cui non esiste un punto uguale all’altro, ma soprattutto non esiste una situazione di gioco uguale all’altra, quindi infinite possono essere le variabili di ogni diritto o di ogni rovescio; ogni colpo può essere analogo per forma, ma non per questo risulterà uguale al precedente. E’ uno sport in continua evoluzione da un punto di vista tecnico-tattico e soprattutto atletico.
Il ritmo di esecuzione attuale dei vari fondamentali è veloce ed esplosivo , basti pensare che molti giocatori servono a velocità superiori i 200 km/h (Kovacs, 2007).
Per queste ragioni i giocatori necessitano di livelli più alti di idoneità fisica (Parsons and Jones, 1998).
Colpire la palla con il giusto rapporto di tempo-impatto, coordinare tutte le azioni corporee, dal momento in cui la palla lascia le corde dell’avversario, in considerazione del fondamentale trinomio palla – avversario – spazio, richiede una costante attenzione psico–fisica da parte del giocatore ed una attenta preparazione atletica. Nel modo migliore si arriva sulla palla e meglio si può gestire il colpo (forza, rotazione,spin).
In definitva giocare a tennis significa essenzialmente essere capaci di eseguire gesti tecnici di grande precisione dove è necessaria una miscela di capacità condizionali e coordinative.
Come in ogni sport anche nel tennis non si può non parlare di preparazione fisica, che è diventata ormai fondamentale a prescindere dal livello e dall’età dell’atleta.
Parlando e discutendo con atleti, allenatori mi sono rimaste impresse due frasi la prima è:”la preparazione fisica ruba del tempo prezioso al maestro con conseguente peggioramento dell’aspetto tecnico dell’atleta.”
La seconda è: ”Che necessità ho di svolgere una preparazione fisica mirata se tanto gioco a tennis già due o tre volte a settimana!”
Partendo dalla prima questione, il lavoro di preparazione fisica deve essere visto come parte integrante dell’allenamento del tennista utile per sviluppare le proprie capacità condizionali.
Le capacità condizionali sono: mobilità articolare, forza, resistenza e velocità, il ruolo fondamentale che ricoprono è quello di supportare le capacità tecnico tattiche del tennista.
Passiamo alla seconda affermazione, pensare di allenarsi disputando partite o esercizi specifici del tennis è un concetto molto limitato se si pensa che certe qualità con questo metodo non vengono allenate o quasi, basti pensare per esempio alla forza e alla velocità.
Può essere importante allenare in base ai “modelli fisiologici”.
Modello fisiologico = descrizione di tipo fisiologico di quello che succede nel corpo durante un certo impegno sportivo, per esempio una partita di tennis.
È evidente che un tennista deve essere forte ma non come un sollevatore di pesi, veloce ma non come un centometrista e resistente ma non come un maratoneta.
Analizzare il modello prestativo nel tennis ovvero capire come si svolge un incontro di tennis, quali sono le richieste energetiche metaboliche più importanti quali le azioni che si ripetono più frequentemente è fondamentale nella programmazione dell’allenamento.
IL MODELLO PRESTATIVO NEL TENNIS
Nel 1987 un’accurata indagine statistica sull’andamento degli incontri nel gioco del tennis è stata pubblicata da D. Aprile e C. Pettinelli, le informazioni raccolte permettono di valutare correttamente lo svolgersi degli incontri e di conseguenza di stabilire molti aspetti che contribuiscono in maniera rilevante alla modellizzazione della prestazione.
1 – Il tempo effettivo di gioco nel tennis va da circa il 20% al 30% della durata complessiva di una partita.
2 – Il recupero medio tra le palle giocate è di 26 secondi negli uomini e 18 nelle donne.
Lo sforzo nei momenti in cui la palla è in gioco è d’intensità piuttosto elevata e in grado di sviluppare all’interno del circolo ematico valori piuttosto elevati di acido lattico (da 4 a 7 mmol/l) valori che a causa delle frequenti pause tendono a stabilizzarsi a fine incontro intorno ai 1,5 e 3,5 mmol/l.
Questo fa si che l’intensità media del carico per l’intera partita possa restare tra il 40 ed il 60% della massima capacità funzionale del sistema cardiocircolatorio.
Per quanto riguarda la forza esplosiva risulta essere correlata con la categoria dei giocatori o meglio più si sale di livello e più si trovano valori alti nei test di valutazione di questa capacità.
Facendo un riassunto di quanto detto fino ad ora risulta evidente che il gioco del tennis è caratterizzato fondamentalmente da carichi di breve durata che vanno da pochissimi secondi 2-3 a circa 10.
Questi impegni vengono prodotti attraverso situazioni nelle quali si esprimono velocità forza esplosiva e forza veloce ( scatti, arresti, cambi di direzione ecc).
Tutto ciò significa che il processo di allenamento deve svilupparsi in maniera molto complessa sicuramente dovremo prevedere carichi di lavori brevi ma molto intensi e che le pause gradualmente dovranno seguire quelle del sistema competitivo, che lo sviluppo della resistenza e della potenza aerobica deve avvenire in maniera completa ricorrendo a mezzi come l’ interval training, variazioni di ritmo e fartlek a seconda del periodo preparatorio.
ESERCIZI
Una indagine condotta da Ann Quinn, attuale direttore della formazione dei maestri del Tennis Australia, con l’aiuto dell’ elettromiografia (un test che misura il potenziale elettrico di un muscolo quando si contrae) ha scoperto che, quando un tennista serve, gli addominali (trasverso, obliqui e retto addominale) si contraggono con una percentuale molto alta (tra 85-90% della capacità di contrazione massima). Per i colpi da fondocampo invece la contrazione è stata inferiore, ma pur sempre con un valore significativamente alto. Quando il giocatore effettuava le volèe la contrazione era superiore al 50% della capacità massima. Hodges e Richardson (University of Queensland, Australia) hanno dimostrato come il muscolo trasverso dell’addome è attivato in una modalità anticipatoria, cioè prima, dei muscoli delle estremità superiori e inferiori del corpo nel corso di qualsiasi movimento. Il che in sintesi significa: allena il tuo sistema “CORE” per aiutare il sistema muscolare delle gambe e delle braccia che gestisce i tuoi colpi.
Il CORE è l’insieme di quei muscoli che permettono la costante stabilizzazione del corpo umano in qualsiasi circostanza e fungono da elemento di transizione della forza dalle parte superiore ed inferiore del corpo. E’ comprensiva della muscolatura dell’anca, di quella del cingolo scapolare, della fascia Toraco-lombare, della pressione intraddominale (trasverso dell’addome, obliqui esterni, obliqui interni, retto addominale, quadrato dei lombi, dorsali, multifido…..), del bacino e di tutte le connessione fra queste.
Allenare il CORE non significa allenare solamente il tronco addominale, ma significa allenare tutti quei muscoli che regolano il complesso meccanismo dell’equilibrio. Il risultato di un allenamento ottimale del CORE è la capacità di mantenere un adeguato controllo motorio e avere sempre una corretta postura.
Qui vi rimando all’articolo sul core che avevo scritto qualche mese fa,inerente a tutte le principali posizioni statiche che possono giovare al suo massimo rinforzo anche in questa attività sportiva.
CONCLUSIONI
Il tennis cosi come ogni sport, e in generale l’allenamento sportivo, è una scienza, quindi bisogna affidarsi sempre a persone preparate e specializzate.
Dopo questa prima parte andrò ad approfondire anche aspetti relativi ai sistemi energetici che entrano in gioco durante una partita e sulla creazione di un programma basilare in palestra per l’allenamento del tennista che ricerca un miglioramento fisico adeguato alle sue capacità atletiche.